CHERATOCONO

CHERATOCONO – Dr. Piantanida Como

Cheratocono

Il cheratocono (spesso abbreviato in KC) è una condizione patologica dell’occhio nella quale la cornea, normalmente rotonda e a cupola, si assottiglia e diventa distorta.
Una cornea sana ha una forma perfettamente sferica e permette di mettere a fuoco correttamente le immagini.
In una cornea con cheratocono, invece, si forma un bulbo a forma di cono che causa una visione distorta delle immagini.

Alcuni sintomi e segnali della presenza del cheratocono sono:

  • astigmatismi irregolari
  • visione sfocata e distorta
  • visione a tratti annebbiata (e a volte sdoppiata)
  • peggioramento della vista soprattutto di sera
  • percezione di aloni attorno alle luci (quali i fari delle automobili)
  • visione deformata degli oggetti
  • l’occhio mostra una sporgenza (forma di cono)
  • mal di testa
Esame Topografico dell'occhio – Dr. Piantanida Como

L’età in cui la malattia si presenta è molto varia, ma in genere esordisce nei primi anni dell’ adolescenza con astigmatismi irregolari che si manifestano clinicamente con i sintomi tra i venti e i trenta anni. La velocità di progressione del cheratocono è legata all’età di insorgenza: se si presenta precocemente ha una progressione molto rapida. Tale progressione tende a rallentare dopo i 30 anni in maniera progressiva. E’ molto importante quindi non sottovalutare mai astigmatismi che cambiano di potere e di asse.

Essi sono spesso il segno clinico di una irregolarità che sottende un’evoluzione verso un  possibile cheratocono e necessitano pertanto di un accurato studio che viene effettuato grazie alla topografia corneale (o mappa corneale computerizzata), metodo non invasivo che consiste nella proiezione di anelli luminosi sulla cornea, da cui si ottiene una mappa della superficie corneale, consentendo la diagnosi del cheratocono.

Questo esame consente una attenta valutazione delle irregolarità corneali ed una conseguente valutazione per una progettazione precisa ed accurata sia dell’occhiale astigmatico sia delle lenti a contatto.

Purtroppo, ad oggi, nonostante numerosi studi in materia, non sono ancora state  individuate con certezza le cause del cheratocono. Esistono numerose teorie al riguardo, ma nessuna certa.
Tra le possibili cause del cheratocono, la componente ereditaria viene considerata la più rilevante.
Esistono varie soluzioni per la cura del cheratocono, sia invasive che non invasive:

• Occhiali

• Lenti a contatto (LAC): in questo caso la lente a contatto non ha solo uno scopo rifrattivo, ma contiene meccanicamente la protrusione corneale o cheratocono, rendendo più regolare la sua forma. Le lenti rigide gas permeabili sono le più usate. Tutte le lenti vanno realizzate corneo conformi, personalizzate in base alla cornea del paziente e solo il personale abilitato quale il medico oculista o l’ortottista assistente in oftalmologia ha a norma di legge l’autorizzazione alla progettazione ed alla prescrizione delle stesse.

• Cross-linking corneale: è una metodica che ha come risultato finale quello di rendere la cornea più rigida ed evitare, quindi, lo sfiancamento. Questo avviene tramite la creazione di legami tra le fibre collegane stromali. Il trattamento è minimamente invasivo e si esegue in anestesia topica: si fa reagire una sostanza fotosensibile (la riboflavina) con i raggi ultravioletti. Questo processo lega meglio tra loro le fibre collagene, rinforzando la superficie oculare e stabilizzando la cornea stessa evitando la progressione verso il cheratocono. E’ raccomandabile infatti intervenire tempestivamente nei primissimi stadi della malattia, meglio ancora se nella fase preclinica della stessa

• Trapianto di cornea: l’innesto di una nuova cornea può essere perforante oppure lamellare. La cheratoplastica perforante consiste nella rimozione completa (ed in tutto il suo spessore) della parte centrale della cornea. Nel caso di innesto lamellare, invece, la cornea non viene rimossa in tutto il suo spessore per evitare i rischi legati al rigetto. Tali tecniche chirurgiche sono ormai quasi sempre riservate ai casi avanzati della malattia.

Spetta solo al medico oculista valutare, sulla base della sua esperienza, dei dati clinici e delle aspettative del paziente, qual’è la migliore soluzione da adottare per gestire il cheratocono.